Marquise Margherita Sparapani Gentili Boccapaduli's portrait by Laurent Pécheux, Museo di Roma
Laurent Pécheux (Lione, 1729 – Torino, 1821) Ritratto della marchesa Margherita Sparapani Gentili Boccapaduli, 1777 Marquise Margherita Sparapani Gentili Boccapaduli's portrait olio su tela - oil on panel, 110x80 cm Museo di Roma Palazzo Braschi dipinto messo a disposizione dagli AMICI DEI MUSEI DI ROMA cui è pervenuto per lascito testamentario della principessa Laudomia del Drago. marchesa Margherita Sparapani Gentili Boccapaduli (Camerino 1735- Roma1820) Abstract This study wants to analyse the significance of Marquise Margherita Sparapani Gentili Boccapaduli's salotto not only as an important meeting place for intellectuals in Rome during the second half of the eighteenth century, but also as a structure characterised by the personality and cultural interests of its mistress, who was also partner to the writer Alessandro Verri. Using unpublished materials, we examine the Marquise's education, her acquaintances and especially her interests in the field of mechanical, physical and natural sciences. These are reconstructed in their paradigmatic development and in their affirmation through her collecting practices, also analysing the Marquise's papers. A similar approach, empirical, rational and scientific, is what characterises her interest for fine arts, which is here reconstructed in its development, from an earlier manifestation of a Rococo taste and Piranesian culture, to the neoclassic and Canovian interests. https://www.jstor.org/stable/43779439 IL SALOTTO E LE COLLEZIONI DELLA MARCHESA BOCCAPADULI Isabella Colucci Quaderni storici NUOVA SERIE, Vol. 39, No. 116 (2), Mercanti di quadri (AGOSTO 2004), pp. 449-493 (45 pages) Published By: Società editrice Il Mulino S.p.A. Come in una istantanea dei nostri giorni, nel 1777 Laurent Pécheux ritrae la marchesa Margherita Sparapani Gentili nel suo Gabinetto di storia naturale. Abbigliata nella raffinata veste à l’anglaise, la nobildonna accenna con una mano alla collezione di farfalle, mentre con l’altra trattiene un tralcio di gelso sul quale si muove un piccolo bruco. Gli arredi in stile egizio e il mobilio con decorazioni desunte da modelli antichi di probabile ideazione piranesiana, le due statue antiche del Sileno Villoso e del Cestiario, la macchina per esperimenti di elettricità e l’altra per creare il vuoto pneumatico, restituiscono un ambiente “museale” nel quale ogni dettaglio parla degli interessi della nobildonna e delinea la sua personalità “intellettuale” di certo inconsueta nel panorama romano femminile di fine Settecento. Il suo salotto fu tra i più importanti luoghi di incontro di intellettuali italiani e stranieri a Roma nella seconda metà del XVIII secolo: un luogo à la page nel quale la Marchesa svolse una funzione intellettualmente autonoma e tanto rilevante da poterne sostanziare l’esistenza favorendo in prima persona le relazioni e gli scambi culturali tra i suoi ospiti. Sposata nel 1753 al nobile romano Giuseppe Boccapaduli, visse separata dal marito nel palazzo Gentili di via in Arcione ereditato dallo zio cardinal Antonio Saverio Gentili, contando sulla costante e affettuosa presenza del letterato milanese Alessandro Verri, fratello del noto economista e scrittore illuminista Pietro Verri. Semira Epicense in Arcadia, studiosa di scienze naturali, di fisica sperimentale e di astronomia, viaggiatrice e autrice di un dettagliato manoscritto che raccoglie le sue memorie periegetiche, fu “amatrice delle Belle Arti” – come la definì Giovan Battista Piranesi in una tavola che a lei dedicò nell’opera Vasi, Candelabri, Cippi, Sarcofagi e Tripodi (1778). Un gusto per le arti autentico e sempre aggiornato, quello della Marchesa, sostenuto da un’attività collezionistica che dalle prime manifestazioni del Rococò e della cultura piranesiana, approdano all’interesse per il neoclassico e, soprattutto, per Antonio Canova. Il rapporto di profonda stima tra la Marchesa e lo scultore iniziato nel salotto e proseguito nello scambio epistolare, accompagnò la nobildonna per tutta la sua esistenza quando alla sua morte, nel 1820, nella sua collezione campeggiava il ritratto in gesso del “Greco Scultore” accanto al proprio autoritratto che si vuole immaginare essere questo del Pécheux. https://www.zetema.it/attivita/tuttaltra-musica-la-marchesa-boccapaduli-e-il-suo-cabinet-di-storia-naturale-al-museo-di-roma/ https://www.jstor.org/stable/43779439 per approfondire vedi Mario Carlo Albero Bevilacqua, Piranesi’s Ironies. The Egyptian and Etruscan Dreams of Margherita Gentili Boccapaduli in STUDI SUL SETTECENTO ROMANO. - ISSN 1124-3910. - (2016), pp. 211-244.
Laurent Pécheux (Lione, 1729 – Torino, 1821) Ritratto della marchesa Margherita Sparapani Gentili Boccapaduli, 1777 Marquise Margherita Sparapani Gentili Boccapaduli's portrait olio su tela - oil on panel, 110x80 cm Museo di Roma Palazzo Braschi dipinto messo a disposizione dagli AMICI DEI MUSEI DI ROMA cui è pervenuto per lascito testamentario della principessa Laudomia del Drago. marchesa Margherita Sparapani Gentili Boccapaduli (Camerino 1735- Roma1820) Abstract This study wants to analyse the significance of Marquise Margherita Sparapani Gentili Boccapaduli's salotto not only as an important meeting place for intellectuals in Rome during the second half of the eighteenth century, but also as a structure characterised by the personality and cultural interests of its mistress, who was also partner to the writer Alessandro Verri. Using unpublished materials, we examine the Marquise's education, her acquaintances and especially her interests in the field of mechanical, physical and natural sciences. These are reconstructed in their paradigmatic development and in their affirmation through her collecting practices, also analysing the Marquise's papers. A similar approach, empirical, rational and scientific, is what characterises her interest for fine arts, which is here reconstructed in its development, from an earlier manifestation of a Rococo taste and Piranesian culture, to the neoclassic and Canovian interests. https://www.jstor.org/stable/43779439 IL SALOTTO E LE COLLEZIONI DELLA MARCHESA BOCCAPADULI Isabella Colucci Quaderni storici NUOVA SERIE, Vol. 39, No. 116 (2), Mercanti di quadri (AGOSTO 2004), pp. 449-493 (45 pages) Published By: Società editrice Il Mulino S.p.A. Come in una istantanea dei nostri giorni, nel 1777 Laurent Pécheux ritrae la marchesa Margherita Sparapani Gentili nel suo Gabinetto di storia naturale. Abbigliata nella raffinata veste à l’anglaise, la nobildonna accenna con una mano alla collezione di farfalle, mentre con l’altra trattiene un tralcio di gelso sul quale si muove un piccolo bruco. Gli arredi in stile egizio e il mobilio con decorazioni desunte da modelli antichi di probabile ideazione piranesiana, le due statue antiche del Sileno Villoso e del Cestiario, la macchina per esperimenti di elettricità e l’altra per creare il vuoto pneumatico, restituiscono un ambiente “museale” nel quale ogni dettaglio parla degli interessi della nobildonna e delinea la sua personalità “intellettuale” di certo inconsueta nel panorama romano femminile di fine Settecento. Il suo salotto fu tra i più importanti luoghi di incontro di intellettuali italiani e stranieri a Roma nella seconda metà del XVIII secolo: un luogo à la page nel quale la Marchesa svolse una funzione intellettualmente autonoma e tanto rilevante da poterne sostanziare l’esistenza favorendo in prima persona le relazioni e gli scambi culturali tra i suoi ospiti. Sposata nel 1753 al nobile romano Giuseppe Boccapaduli, visse separata dal marito nel palazzo Gentili di via in Arcione ereditato dallo zio cardinal Antonio Saverio Gentili, contando sulla costante e affettuosa presenza del letterato milanese Alessandro Verri, fratello del noto economista e scrittore illuminista Pietro Verri. Semira Epicense in Arcadia, studiosa di scienze naturali, di fisica sperimentale e di astronomia, viaggiatrice e autrice di un dettagliato manoscritto che raccoglie le sue memorie periegetiche, fu “amatrice delle Belle Arti” – come la definì Giovan Battista Piranesi in una tavola che a lei dedicò nell’opera Vasi, Candelabri, Cippi, Sarcofagi e Tripodi (1778). Un gusto per le arti autentico e sempre aggiornato, quello della Marchesa, sostenuto da un’attività collezionistica che dalle prime manifestazioni del Rococò e della cultura piranesiana, approdano all’interesse per il neoclassico e, soprattutto, per Antonio Canova. Il rapporto di profonda stima tra la Marchesa e lo scultore iniziato nel salotto e proseguito nello scambio epistolare, accompagnò la nobildonna per tutta la sua esistenza quando alla sua morte, nel 1820, nella sua collezione campeggiava il ritratto in gesso del “Greco Scultore” accanto al proprio autoritratto che si vuole immaginare essere questo del Pécheux. https://www.zetema.it/attivita/tuttaltra-musica-la-marchesa-boccapaduli-e-il-suo-cabinet-di-storia-naturale-al-museo-di-roma/ https://www.jstor.org/stable/43779439 per approfondire vedi Mario Carlo Albero Bevilacqua, Piranesi’s Ironies. The Egyptian and Etruscan Dreams of Margherita Gentili Boccapaduli in STUDI SUL SETTECENTO ROMANO. - ISSN 1124-3910. - (2016), pp. 211-244.